Sai chi è la persona che più legge i miei post? Io.
Un po' perché è sano autoerotismo, ma soprattutto perché credo davvero siano degli ottimi consigli. Il problema è che sono il primo a fare fatica a seguirli.
Come sai, Richard Feynman disse: "The first principle is that you must not fool yourself and you are the easiest person to fool."
La verità è che siamo tutti bravi a dispensare consigli ma, quando una cosa ci tocca sul personale, il cervello va in shutdown. Soprattutto, ognuno ha le proprie sfere di debolezza.
Io nel business me la cavo abbastanza. Sto imparando a ricordarmi dei consigli che ho scritto qui e il mio cervello riesce quantomeno a far partire i campanelli d'allarme quando sto facendo degli errori.
In campo sentimentale? Oh Boy.
Ogni volta mi trovo a rifare gli stessi errori: errori che ho già fatto, errori che scrivo qui di non fare, errori già scritti nel diario degli errori.
Cosa vuoi farci, ognuno ha il suo. Sicuramente il primo passo è capire qual è "il tuo": magari la tua sfera debole è il business, la famiglia o la salute.
Però c'è una soluzione per tamponare il problema—non è efficace al 100%, però aiuta.
L'accountability partner, ovvero la persona che controlla che tu segua i tuoi consigli.
Il mio fare meno errori sul business deriva dall'avere inconsciamente diversi accountability partners. Persone che periodicamente mi "stressano" nel caso stia andando fuori rotta.
Soprattutto noi uomini però abbiamo bisogno di accountability partners in campo sentimentale.
Esiste questa norma sociale per cui, tra di noi, non possiamo parlare seriamente dei problemi di cuore.
Il massimo che sento dai miei amici, quando hanno la ragazza, è che una "rompe le palle". È difficile che un uomo vada in profondità sul problema o che ammetta di avere dubbi sulla sua relazione.
Se invece non hanno la ragazza, è difficile parlare anche solo del dubbio di avere dei sentimenti. Solitamente la risposta è la versione meno politically correct del "Vacci a letto e basta". (Ammetto che anche a me viene da rispondere così).
Per cui c'è bisogno di qualcuno che capisca cosa tu provi, che ti ascolti e che sappia darti i consigli che tu ti daresti se potessi guardarti oggettivamente.
La cosa divertente è che si può essere accountability partner a vicenda.
Essendo anche l'altra persona terribile a seguire i propri consigli, ci si può aiutare vicenda. Capita poi che tu evidenzi all'altra persona un errore che sta facendo, il giorno dopo fai tu lo stesso errore e ti viene restituito il favore.
Questo non ti rende ipocrita—ti rende un essere umano.
Semplicemente, quando siamo coinvolti in prima persona, non riusciamo a ragionare lucidamente. (Siamo pur sempre scimmie con le scarpe [Link])
Il mio secondo accountability partner sono io, tramite queste newsletter, e mi piace pensare di essere anche il tuo accountability partner.
A volte vado a rileggere le edizioni vecchie e penso "Madonna, se io fossi un mio amico mi prenderei a schiaffi." (Non sono ancora arrivato ad auto-schiaffeggiarmi, ma lo meriterei).
Ora, la domanda che mi farei se fossi in te è: "Ma questi accountability partner funzionano?"
Beh, abbastanza.
È sempre vero che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire; se ti sei messo in testa di fare una cazzata, la farai e basta.
Solitamente però il cervello ci scherma; nemmeno ci fa vedere il red flag della situazione (sentimentale o meno).
Così almeno realizzi l'esistenza del problema; hai qualcuno che dice "Zio, questa cosa non va bene. Ricordi l'ultima volta?"
Poi magari ti butti lo stesso, però almeno ti butti consapevolmente.