Oggi edizione impegnativa.
Quella che voglio provare a raccontarti è la mia "religione", se cosi la vogliamo chiamare, anche se è più una filosofia di vita.
Per come la vedo io, le religioni non sono altro che tool per aiutarti a prendere decisioni e guidarti al meglio attraverso la vita.
Se sei cristiano, sai che devi aiutare il prossimo, non rubare etc.
Gli insegnamenti che ti impartiscono una specie di handbook morale, in modo da non dover pensare sempre a come comportarsi in determinate situazioni.
Quindi, come esistono diversi tool per gestire le to-do list, esistono diversi tool per navigare la vita.
E come per i tool, non ce n'è uno migliore degli altri, tantomeno il mio.
Il tool migliore è quello che funziona per te, quindi se hai già un tool che per te funziona, ottimo!
Prendi questa edizione come food for thoughts.
Se invece non hai ancora trovato il tuo tool, questo potrebbe esserti utile.
Partiamo dal presupposto che sono appassionato di scienza e di spazio.
Adoro vedere quanto siamo piccoli, quante galassie ci sono nell'universo, quanto l'universo è grande e cosa succede là fuori.
Sto anche approfondendo il mondo della fisica quantistica, perché voglio capire com'è fatto il mondo a livello micro e capire di cosa siamo fatti.
Una cosa, da tutti questi studi, è chiara: il nostro cervello non è adatto a comprendere queste cose.
Siamo bloccati da un secolo sulla fisica quantistica perché è anti-intuitiva.
Ogni volta che leggo della superposizione degli elettroni il mio cervello fa le capriole.
Idem per capire quanto è grande l'universo.
Possiamo sparare numeroni come "Nella nostra galassia ci sono 400 miliardi di stelle, e nell'universo ci sono 400 miliardi di galassie", ma in realtà per noi non vuol dire nulla.
Il nostro cervello si è evoluto come tool di sopravvivenza, non di comprensione dell'universo.
Tutto quello che fa, i bias che ha, le zone del cervello che si sono sviluppate servono solo e esclusivamente a farci sopravvivere.
E per sopravvivere, il cervello ha dovuto sviluppare la capacità di collegare causa ed effetto.
Se una persona mangia un frutto e sta male, devi collegare che il frutto ha causato il problema.
E questo, che appunto ai fini di sopravvivenza torna utilissimo, ci porta ad avere dei bias cognitivi.
Tendiamo ad assegnare una causa ad un effetto a tutto, anche quando questa causalità non c'é.
"La squadra ha vinto perche io ho messo la maglietta fortunata", "Ogni volta che piove l'esame mi va male".
Siamo cablati per fare queste associazioni, e questo porta ad assegnare un significato anche a cose casuali, che per definizione significato non hanno.
Lascia che ritorni all'universo adesso.
Quando i nostri antenati videro le stelle, il cervello associò il significato che fossero li per noi.
Crearono divintà per sentirsi più sicuri e dare una causa a tutti quei fenomeni che non capivano, come le stelle, i fulmini, la pioggia etc.
Avere qualcuno che guardava su di noi rendeva tutto meno spaventoso.
Piano piano però abbiamo spinto in là il confine di ciò che non comprendevamo.
Abbiamo capito che non siamo al centro dell'universo.
Siamo su un pezzo di roccia che ruota attorno ad una stella ordinaria, alla periferia di una galassia ordinaria, come altre miliardi di galassie.
Le stelle non brillano per noi, sono semplicemente immagini risalenti a molti anni fa di altre palle di fuoco, di cui molte oggi sono spente, anche se noi vediamo ancora la loro luce.
Non solo, ma se anche oggi inventassimo il modo per viaggiare alla velocita' della luce, potremmo accedere solo al 6% dell'universo.
Esatto, la maggior parte dell'universo e già irraggiunbile per la razza umana (se ti stai chiedendo perché, la risposta è la dark matter. Questo è tutto ciò che sappiamo).
Non é finita: tra qualche trillione di anni, l'ultima stella brucerà tutto il suo elio e l'universo raggiungera la heat death.
L'entropia avrà raggiunto i livelli massimi, la temperatura dell'universo approccerà gli 0°K e nulla accadrà mai più.
Abbastanza spaventoso devo dire.
È stato dopo aver internalizzato tutto questo che ho cominciato a dubitare che tutto questo sia stato fatto per noi.
Perché creare trilioni e trilioni di stelle di cui il 96% é inaccessibile e che è destinato a morire?
Forse, come per la maglietta fortunata, siamo noi che stiamo provando a dare un significato a qualcosa che non ce l'ha.
Forse, come le stelle che non esistono per noi, anche l'universo non esiste per noi.
Semplicemente esiste.
E forse noi non esistiamo per un motivo più ampio.
Semplicemente esistiamo.
(Questo è un concetto forte me ne rendo conto, tieni conto che è semplicemente un'opinione.)
C'è chi crede che dopo ci sia qualcosa, e va benissimo, ma potrebbe non esserci.
Potrebbe essere l'unico tentiativo che abbiamo al vivere, per poi essere morti per sempre.
Questo è meno spaventoso di quello che sembra.
Se non ti ricordi i 13,7 miliardi di anni che sono passati prima della tua nascita, i trilioni e trilioni di anni a venire passeranno in un batter d'occhio.
Ma quindi, se tutto questo non ha senso, allora cosa fare?
Ed e qui che entra in gioco
L'ottimismo nichilistico
Se nulla ha senso, siamo noi a dare il senso che vogliamo alla nostra vita.
Il fatto che l'universo morirà di heat death, è liberatorio.
Tutti gli sbagli che abbiamo fatto e che faremo, saranno dimenticati.
Tutte le umiliazioni subite non conteranno nulla.
Tutti gli obiettivi non raggiunti scompariranno.
Siamo liberi.
Siamo liberi di fare quello che ci pare.
Siamo noi quello che le altre religioni chiamano Dio.
Il senso che ho dato alla mia vita è quello di cambiare il mondo, e di farlo massimizzando la mia felicità.
Per me la vita ha senso lanciando tutti i progetti che mi va, senza limiti.
Per me la vita ha senso se oggi sono migliore di come ero ieri, in una spasmodica ricerca del me perfetto, a cui ovviamente non arriverò mai.
Siamo noi a decidere cosa ha senso, siamo noi che possiamo e dobbiamo prendere in mano la nostra vita e farne qualcosa di pazzesco.
Siamo noi i responsabili della nostra felicità.
Punti bonus se, massimizzando la tua felicità, aiuti a rendere il mondo un posto migliore.
Non avere paura di fallire. Non avere paura di sbagliare. Non avere paura di nulla.
L'unica cosa che conta, sei tu.
P.S. Se vuoi vedere un video che spieghi l'ottimismo nichilstico a mio parere molto meglio, ti consiglio quello di quei geni di Kurzgesagt – In a Nutshell [Link]