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L’inflazione spiegata alla nonna

Tag
Business
Biases
Data
Jan 13, 2023
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Sono passate da poco le vacanze di Natale e sappiamo tutti cosa vuol dire: cena con i parenti; che sappiamo tutti cosa vuol dire: ascoltare discorsi su politica, economia e sicurezza internazionale.
Una frase che si sente spesso è: “Perché non si possono semplicemente stampare più soldi? Perché non possono accreditare €1.000 a tutti in banca?” e il motivo lo sappiamo tutti: l’inflazione.
Ma lo sappiamo davvero?
L’inflazione è un fenomeno difficile da spiegare e particolarmente controintuitivo: Perché nella Repubblica di Weimar la gente bruciava le banconote per scaldarsi?
Io mi sono trovato in difficoltà a rispondere in maniera semplice e, se non lo sai spiegare in maniera semplice, significa che non lo sai.
Quindi ho incassato il colpo, mi sono messo a studiare, e penso di aver finalmente capito; ora provo a spiegartelo in modo da essere tutti preparati per il pranzo di Pasqua.
Come sempre, se hai studiato finanza e sono troppo semplicistico, perdonami e mandami una mail per correggermi!
Partiamo dalle definizioni: l’inflazione indica l’aumento di prezzo dei beni.
L’ISTAT lo calcola confrontando la variazione dei prezzi dei beni in un paniere in un certo periodo di tempo (un paniere è semplicemente un insieme di beni). Solitamente i beni inseriti in questo paniere di controllo sono beni di prima necessità.
Per determinare l'inflazione, si divide il prezzo che ha oggi un bene per il prezzo dello stesso bene l’anno scorso. Un'inflazione al 10% indica che un bene che l'anno scorso costava € 100 oggi costa €110.
Questo significa che, se i redditi delle persone non aumentano quanto l'inflazione, si possono acquistare meno beni e servizi oggi rispetto al passato. In altre parole, l'inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.
Ma poniamoci la domanda della nonna: Perché se si stampano soldi aumentano i prezzi?
La banca centrale non scrive certo ai commercianti “Ho stampato € 10 miliardi di euro oggi, aumentate i prezzi”.
La questione è sempre la stessa: la legge della domanda e dell'offerta.
Se c'è più domanda di un bene che offerta, significa che ci sono più persone che hanno bisogno di quel bene rispetto all'offerta da parte delle aziende, per cui le aziende alzano i prezzi. Non sono aziende "cattive", è semplicemente il mercato.
Immagina questo scenario: il mercato ha bisogno di 1.000 penne e io e te abbiamo due aziende di penne che al massimo ne producono 200 ognuna. Io e te sappiamo che tutte le penne andranno vendute. Se io le prezzassi a €10 e tu a €15, prima tutti comprerebbero le penne da me, ma poi anche tu le venderesti tutte. E faresti più profitto.
Quello che succede nella realtà è che si stabilisce un equilibrio tra domanda e offerta; nel caso delle penne, il prezzo di mercato che faranno entrambe le aziende sarà vicino al massimo di quanto i clienti sono disposti a comprare.
È vero che, se tutti gli acquirenti si mettessero d'accordo sul non accettare di pagare prezzi superiori ai €10, le aziende non potrebbero alzare i prezzi—ma è impossibile mettere d'accordo tutti.
Una persona che guadagna €1.000 al mese ha interesse a non far alzare il prezzo della penna, ma chi guadagna €10.000 al mese vuole la penna e se la compra a €10, €15 o €100.
Prima che ti salga il comunismo, è bene osservare che la legge della domanda e dell'offerta funziona anche al contrario: nello scenario di prima, se le due aziende che producessero le 1.000 penne ma la domanda di mercato fosse di 400 penne all'anno, le due aziende dovrebbero battagliare sul prezzo per accaparrarsi i clienti, annullando virtualmente i loro margini.
Dopo una ridicolmente breve lezione di microeconomia, possiamo parlare di soldi.
La legge della domanda e dell'offerta entra in gioco anche quando si parla di soldi. Nell'esempio delle penne, troppa offerta ne fa scendere il prezzo— e quando la banca centrale stampa denaro ne aumenta l'offerta, riducendone il valore.
Questa è la definizione scolastica che per me non è mai stata troppo chiara. Supponiamo che ci siano le solite 1.000 penne, e che la banca centrale abbia stampato € 10.000 per la popolazione.
Se supponiamo che il fabbisogno della popolazione sia di 1.000 penne, il prezzo medio sarà € 10 a penna.
Ora, se la banca centrale stampasse altri € 5.000 senza che ci fosse un corrispettivo aumento nell'offerta di penne, aumenterebbe semplicemente la propensione alla spesa dei consumatori.
Se prima avevo a disposizione € 10.000 per le penne e ora ne ho € 15.000, per cui sono disposto a pagare di più per le penne. E siamo tornati al punto di prima. Non aumentando l'offerta di penne delle aziende, si alzano i prezzi.
Inoltre, la moneta perde valore negli scambi esteri. Se questa banca centrale stampasse € 10 miliardi per le penne, il prezzo ovviamente andrebbe alle stelle. Solo che chi le compra dall'estero le compra sempre allo stesso valore (l'offerta di moneta estera non è variata).
Per cui se prima all'estero le penne si vendevano a $10 e da noi a €10, il valore era $1 = €1. Se adesso le penne da noi si pagano € 100.000.000, la nuova equazione è $1 = € 100.000.000. Svalutazione della moneta.
In sintesi, la risposta è no: lo stato non può fare una mancia di € 1.000 a tutti. E penso sia per questo che non ci sono nonne alla banca centrale.