Inevitabilmente, in questa newsletter, gli argomenti di cui tratto sono prevalentemente dal punto di vista maschile.
Il motivo, sorpresa sorpresa, è perché sono un maschio.
Non potrei mai parlare di cat-calling, di fare coming out e simili—banalmente perché non ho idea di come ci si possa sentire.
Però ho avuto una conversazione riguardo alla depressione post-parto, e penso che parlarne possa fare un sacco di bene alle Weekly Hackers in primis ma anche ai Weekly Hackers in generale.
In particolare, Tundra mi stava raccontando quella che secondo lei è una delle cause principali del fenomeno: la comparazione con le altre mamme.
Sto entrando nell’età in cui gli amici cominciano ad avere figli e mi rendo conto che è difficile avere un quadro di quello che succede “dietro le quinte”.
Le mamme, quando raccontano di com’è essere novelle mamme, dipingono sempre un quadro meraviglioso.
Dicono che si sentono finalmente complete, che non hanno mai provato un amore del genere in vita loro, che hanno raggiunto la completezza e la felicità più assoluta.
Leggendo tra le righe però si vede una grandissima differenza: ci sono mamme che genuinamente lo pensano—e SI VEDE.
Per altre, quello che si vede è che in realtà essere mamma è molto più dura di quanto si aspettassero.
Il problema è proprio nella pressione sociale che le donne, involontariamente o meno, si fanno tra di loro.
Non ho mai partecipato a una girl night, ma non penso sia accettabile socialmente dire che il figlio le sta facendo impazzire, che non dorme mai, che sono stremate o che odiano il proprio figlio.
Penso che questi sentimenti non siano belli, ma siano normali e comprensibili.
Io soffro parecchio il sonno. Non oso immaginare come possa essere quando PER MESI fai notti insonni, senti piangere 24h/24, e devi continuare con la tua vita di tutti i giorni che è già stressante di per sé.
Una volta, almeno la mamma poteva permettersi di stare a casa con il figlio, rendendo la vita familiare leggermente più facile. Oggi il dibattito su chi dovrebbe stare a casa con il figlio è reso inutile dal fatto che una famiglia normale non si può permettere di avere una persona che non lavora, uomo o donna che sia.
Perché questo dovrebbe essere la causa della depressione post-parto?
Gli ormoni di una donna dopo il parto corrono all’impazzata. La biochimica del cervello letteralmente cambia, e ci vuole del tempo perché si ristabilizzi.
Spesso la mamma è poco più che un equilibrio instabile.
Come una roccia in equilibrio su una cima aguzza, che aspetta una folata di vento per cadere.
E quindi le mamme si trovano in uno stato biochimico alterato, prive di sonno, in ansia costante del “ma sono una buona mamma?”, e comparano il proprio stato con quello delle amiche o delle mamme che si vedono online.
Diventa facilissimo pensare: “Solo io mi sento così male? solo io sto avendo dubbi sull’aver fatto un figlio?”; e questa è quella folata di vento.
Non ho idea a chi possa esser utile questo post: forse a te, a una tua coppia di amici, all’Alex del futuro, non lo so.
Ma voglio dare il mio contributo nel normalizzare il fatto che fare i genitori è MOLTO più difficile di quanto ci si aspetti.
Non serve che faccia il parallelismo sul resto degli aspetti della nostra vita, giusto?
Per questo quando le persone mi chiedono “com’è essere in proprio” non faccio sugar-coating. Sarebbe facile dire “È bellissimo, sei libero di fare quello che vuoi, non hai orari e non hai capi”.
Il che è vero, ma c’è anche la parte negativa: l’ansia e l’incertezza, la responsabilità, la necessità di prioritizzare e di essere al volante 24h/24.
Prima pensavo che dicendo anche la parte negativa avrei scoraggiato le persone a mettersi in proprio, che per me è comunque un’esperienza al 100% positiva (altrimenti sarei tornato a fare il dipendente).
Però non è giusto raccontare solo il positivo perché poi il novello Partita IVA penserà: aspetta, ma solo io ho l’ansia? Cosa c’è di sbagliato in me?
Siamo tutti meno speciali di quanto ci piace credere.
Quello che ognuno di noi sta passando non è unico: ci sono passate altre migliaia di persone prima di noi e altre migliaia lo stanno passando in questo momento.
Normalizziamo il fatto la vita ha dei momenti e dei periodi da schifo—il segreto è trovare un purpose per cui vale la pena superarli.